Storia del bambino nel vento

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*La_RoBBy*
view post Posted on 27/5/2010, 15:21




Questa storia mi è stata ispirata dalla canzone "Auschwitz (Canzone del bambino nel vento)"... la versione che ho in mente io è quella dei Nomadi, la prima versione che ho sentito perchè i miei amano i Nomadi... oggi stavamo ancora parlando della seconda guerra mondiale in tedesco, e ci ho pensato: può venire una storia commovente da una canzone simile... ed ecco quello che mi è uscito. Spero che vi piaccia, sinceramente anche ora, a rileggerla, questa storia mi commuove... Spero che l'apprezzerete tanto quanto io apprezzo il testo della canzone...




Io non ho un nome. O meglio, tutti avevano un nome, ma non era ritenuto importante. Noi eravamo semplici numeri, anzi… gli altri erano semplici numeri: io non ero nemmeno quello.

Son morto con altri cento
son morto ch'ero un bambino



Ebbene sì, io non vivo più. Sono semplicemente qui per raccontarvi una storia a cui io personalmente ho assistito di nascosto da tutto e da tutti. La storia di una donna e di un uomo che si amavano profondamente, ma che un giorno furono divisi per qualche strano motivo che ancora non capisco.

passato per il camino
e adesso sono nel vento.



Sì… il mio corpo è stato bruciato… ed io sono qui nell’aria, che vago incurante, trasportato dal vento, cercando di raccontare la mia storia a chi presta attenzione al cielo; nell’aria molti spiriti raccontano la loro storia a chi è ancora vivo… purtroppo sono in pochi ad ascoltarli. Molti sono troppo presi dai loro impegni per prestarci attenzione, altri ancora non riescono a sentirci veramente, perché siamo in troppi… quella volta eravamo in cento, ma ora che vago nel vento senza meta, so per certo che non siamo stati solo cento: siamo stati molti di più.

Ad Auschwitz c'era la neve
il fumo saliva lento



Sì, quel posto di chiamava proprio così: Auschwitz Birkenau. Ci sono stato lì… è lì che il mio piccolo corpicino è stato trasformato in cenere. Ma in quella realtà, ho imparato che spesso è meglio pensare alle storie degli altri ed essere solidali piuttosto che pensare troppo a sé stessi: pensare a quello che si stava patendo, avvicinava al suicidio. La donna della mia storia lo sa bene: il suo compito, molte sere, era quello di trasportare via i cadaveri deperiti e violacei dai fili spinati… molta gente non sopportava quella vita, così decideva di togliersela, quella vita che gli era stata data con amore da un dio al quale, una volta conosciuta quella vita, si smetteva di credere.
Ma come ho detto, voglio parlare della storia di questa giovane coppia. I nomi non li ricordo… so solo che già li conoscevo prima di entrare in quell’inferno. Lei, giovane donna sui vent’anni, lunghi capelli corvini e occhi azzurri, dolci e brillanti: il suo sogno era quello di insegnare perché adorava i bambini. Avrei voluto averla come maestra: sicuramente avrei ricevuto amore almeno da una persona… Lui invece, pochi anni in più di lei, biondo e occhi scuri come la pece, ma mai cattivi: erano profondi, e nascondevano mille sogni e desideri, come un qualsiasi giovane uomo ha a quell’età. I due si amavano veramente. Spesso facevano progetti sul loro futuro: una vita insieme, una casa, una famiglia… ma il loro angolo di semplice felicità fu interrotto, e i due furono obbligati ad andarsene.

nel freddo giorno d'inverno
e adesso io sono nel vento.



Era metà novembre, a Dresden già nevicava, e così pure in Polonia…faceva tanto freddo, e tutti noi eravamo costretti a starcene ammucchiati dentro un treno… sì, c’ero anch’io su quel treno… eravamo in tantissimi, ricordo benissimo che tra di loro c’erano anche l’uomo e la donna della mia storia. Se ne stavano stretti, abbracciati e spaventati, senza capire cosa stesse succedendo. Anch’io avevo paura, ma quel loro tenero abbraccio mi fece pensare che forse non era così grave… certo, ero solo un bambino… e nonostante ciò, non potevo non percepire dalla situazione, che il loro abbraccio era una tenue luce di speranza, tra gente che stava male e altri bambini come me che piangevano tra le braccia delle loro madri… io non potevo starci tra le braccia di mia madre, ma pensai che fosse meglio bearmi del fatto che qualcuno ancora si amava… tutti sentivano che stava per iniziare l’inferno, e che la vita di nessuno di noi sarebbe tornata normale…

Ad Auschwitz tante persone
ma un solo grande silenzio



Arrivammo in quello strano posto. Tutti, dal primo all’ultimo, furono spogliati dei loro indumenti e divisi: uomini da una parte, donne dall’altra, e alcuni furono subito condotti verso degli edifici isolati di quella specie di campo: edifici dai quali, continuava ad uscire del fumo, giorno e notte… La separazione per la donna e per l’uomo fu impossibile: fecero entrambi di tutto per non farsi separare, ma degli uomini li picchiarono violentemente. Vidi il giovane andarsene sofferente insieme agli altri uomini… io seguii la donna. La giovane donna dai lunghi capelli corvini fu rasata a zero. Le lacrime iniziarono ad affiorarle sugli occhi, non riusciva più a trattenerle… il suo amato non era più al suo fianco, e lei… oh, non immaginate come si sentì quando, andando verso un dormitorio, si specchiò in un vetro: niente più capelli, e la fronte alta e vuota, non faceva che accentuare i suoi occhi pieni di terrore e di lacrime…

che strano non riesco ancora
a sorridere qui nel vento.



Se ci penso ancora ora… non riesco ad essere felice. Io avrei anche potuto rinunciare alla mia vita: nessuno mi amava veramente… ma quell’uomo e quella donna, loro sì, si amavano veramente, meritavano una vita felice… non avevano fatto nulla per essere separati.

Io chiedo come può l'uomo
uccidere un suo fratello



Proprio non capisco come può una persona pensare anche solo di uccidere. Non riesco nemmeno a capire perché uccidere, tra l’altro, gente che non ha alcuna colpa, se non quella di esistere. Tutti quegli uomini e quelle donne che erano entrati in quel posto… che erano stati allontanati dai loro affetti… che erano stati spogliati di tutto, pure della loro identità… quegli uomini e quelle donne che vennero marchiati con dei numeri sulla pelle… che differenza c’è tra loro e quegli uomini che li picchiavano e che li costringevano a lavorare senza sosta, dando loro tanto cibo quanto se ne da a un nido sotto il tetto? Io ancora adesso non ci trovo differenza… quella donna che fu separata dal suo uomo, e che lavorò insistentemente, distrutta dal dolore non solo fisico ma anche spirituale, di un amore e di una vita distrutta, cos’ha di diverso da quegli uomini e quelle donne con la divisa e l’aria austera?

eppure siamo a milioni
in polvere qui nel vento.



Niente, secondo me. Eppure loro hanno potuto avere una famiglia, sono morti la maggior parte di vecchiaia… noi invece no. Non abbiamo potuto farci una vita, non abbiamo potuto vivere il nostro angolo di tranquillità e serenità nel mondo… noi invece ora siamo solo polvere che vaga nel vento. Il motivo di questa paradossale contraddizione, mi è ancora ignoto.

E ancora tuona il cannone
e ancora non è contenta
di sangue la bestia umana
e ancora ci porta il vento.



Non dimenticherò mai quando dopo un mese e mezzo, la donna rivide l’uomo: erano divisi da un filo spinato, era notte… così vicini eppure così lontani… le lacrime sgorgarono dai loro volti, senza volerlo… la volontà di abbracciarsi era troppa, ma non potevano… erano divisi… divisi da qualcosa che nemmeno conoscevano: divisi dal fatto di esistere. Si avvicinarono, quanto più poterono. L’uomo aveva con sé un pezzo di pane stantio. Lo avvolse in un fazzoletto, e lo lanciò alla ragazza che amava. Questa lo raccolse, e pianse ancora di più. Si asciugò gli occhi con quel fazzoletto, poi scosse la testa, riavvolse il pane nel fazzoletto, e glie lo rilanciò. Le due figure erano magre, denutrite… se avessero anche solo tirato su parte di quegli stracci, si sarebbero potute vedere le ossa farsi largo su quella poca carne che avevano… gli occhi scavati, violacei e stanchi di lavorare. Stanchi di vivere. Stanchi di soffrire.
Come può Dio accettare quello che ci sta succedendo, Noah'? Gli domandò la donna.
L’uomo le scambiò uno sguardo dolce e, per un attimo, finalmente si riconobbero dietro la loro sofferenza, come quelle due anime che si erano amate, si amavano, e si sarebbero amate per sempre.
Non lo so… quello che so è che, qualunque cosa accada, io sarò sempre con te… le disse convinto.

Io chiedo quando sarà
che l'uomo potrà imparare
a vivere senza ammazzare
e il vento si poserà.



Fu l’ultima volta che i due si videro. Il giorno dopo, fummo portati a farci una doccia. In quel gruppo c’ero anch’io. In quel gruppo c’era anche quella donna. Quella donna stava male… sentiva che era giunta la fine, in qualche modo… era spaventata, però, ne sono certo, ripensava alle parole del suo uomo, di Noah’… Qualunque cosa accada, io sarò sempre con te… Allora decisi di mostrarmi a lei. Mentre si stava spogliando, le picchiai dentro piano, per farla accorgere che io ero un bambino, e che soffrivo con lei per quello che le stava accadendo… La donna sussultò: si era accorta di me… accarezzò il suo ventre, dove io da sempre in quel periodo l’avevo assistita, dove anch’io avevo patito la fame, i suoi dolori e le sue paure. Sì, Noah’ sarà stato con lei fino alla fine… io ero figlio di quell’uomo, lui era mio padre… e quella donna, mia madre, di cui ancora adesso non conosco il nome, portava dentro di sé, il frutto del suo amore: me. Sentivo che ora affrontava la morte con un’altra ottica: avrebbe preferito morire lei, piuttosto che sacrificare pure la mia di vita… ma sapevamo entrambi che non poteva succedere, così entrammo nelle docce, e fu l’ultima volta che vedemmo con i nostri occhi la luce del sole. Quel sole tenue che colpiva la neve bianca e candida per terra, di fuori… e colpiva anche i nostri corpi privi di vita, per terra. Il corpo di mia madre, era anche il mio: io non sarei mai nato. I nostri corpi furono messi in camini, e bruciati. E’ così che ora, io e mia madre, vaghiamo nel vento… non so ancora come si chiami dopo tutto questo tempo, ma so per certo che lei, se io fossi nato, mi avrebbe chiamato Noah’. Sì, io e lei saremmo rimasti per sempre insieme, non l’avrei mai lasciata… e pure mio padre, in qualche modo, è con noi… mio padre è in me. Non so se abbia fatto la nostra fine, credo di sì… ma di una cosa sono sicuro: il suo spirito è su di noi, sempre e comunque, e non smette anche ora, dopo tutti questi anni, dopo pure la morte, di amare quella donna che è mia madre, e quel figlio di cui non sapeva nemmeno di essere il padre, io.
 
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Lisa-Shiroi
view post Posted on 27/5/2010, 19:36




PORCA MISERIA ROBBY è STUPENDO O.O
ma come fai a trovare cose così belle^^ è commovente.... ç_____ç
profondissimo T.T
 
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*La_RoBBy*
view post Posted on 27/5/2010, 19:46




Eh no, cara: questa storia non l'ho trovata, l'ho creata io, prendendo ispirazione dalla canzone dei nomadi che tanto amo... ci tengo a precisarlo perchè, per una buona volta in vita mia, mi sembra di aver combinato qualcosa di straordinario con la mia scrittura... semplice ma profondo... giuro che mentre lo rileggevo, stavo per piangere ancora pure io...
 
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x Emìne.DARKDREAM x
view post Posted on 27/5/2010, 23:25




Oddio ti prego robby T^T io le storie raccontate dai bambini non nati mi fanno morire T__________T sono troppo belle ma tristissime ç________ç bellissima robby sei un genio <3 oddio mi ha fatto commuovere è la stessa situazione che ho avuto nel giudicare draw with me ^^ sei proprio brava <3
 
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*La_RoBBy*
view post Posted on 28/5/2010, 13:53




Beh, questa è la realtà, non è fantasia... la shoah è avvenuta davvero... e può darsi che sia successa una storia simile a questa, non si potrebbe escludere a priori... sto scrivendo un'altra storia... stasera se tutto va bene ve la posto... è un po' più positiva...
 
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x Emìne.DARKDREAM x
view post Posted on 28/5/2010, 20:06




nn lo metto certo in dubbio ke puo esse avvenuta davvero intendevo comunque ke m piace sn dal cel tra un quarto dora m collego dal pc a dopo kiss (sn proprio curiosa di leggere la tua nuova storia ^^)
 
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*La_RoBBy*
view post Posted on 28/5/2010, 20:11




Anch'io devo andare per un oretta o anche più, perchè mio papà sta rifacendo il basamento della doccia e siccome odio fare il bagno, per farmi la doccia devo andare giù da basso, e devo far fare la doccia pure a mia sorella... contando che per asciugarmi e tirarmi i capelli ci metto mezz'ora, ci mettero un'ora e mezza / due ore...

Anticipazione: la nuova storia è ispirata alla storia di Momo... l'autore è lo stesso che ha scritto la storia infinita. Se non avete mai visto il cartone animato di momo, avete perso un pezzo di infanzia. ^^
 
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view post Posted on 11/6/2011, 16:17
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Complimenti! Mi è piacciuta moltissimo la tua storia, è stata scritta divinamente, anche la narrazione dal punto di vista del bambino.
E' terribile pensare che certe cose sia accadute veramente, come un uomo possa dimostare la sua mostruosità uccidendo e torturando un suo simile, per cosa? E questo sta ancora accadendo.

Comunque non vedo l'ora di leggere la tua prossima storia, ancora complimenti per questo capolavoro.
 
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7 replies since 27/5/2010, 15:21   125 views
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